SCANDALO LETTERARIO A MOSCA
Kantor, la Russia messa in berlina
di Francesca Sforza
La Stampa, 16.05.2006


MOSCA. Era dai tempi di «Arcipelago Gulag» di Alexandr Solzhenitsin che la Russia non conosceva una polemica letteraria così rovente. Per qualcuno «Manuale di disegno» è un capolavoro sul solco del «Dottor Zivago» o «Il Maestro e Margherita», per altri un fiasco in due volumi. E il suo autore - Maxim Kantor, classe 1957, pittore affermato - si e svegliato una mattina travolto dal successo. Immeritato secondo alcuni, e meritatissimo per tutti gli altri. «È bello quando un libro riesce a suscitare reazioni cosi contrastanti», ci dice Kantor nel suo atelier vicino a Patriarshi Prudy, nel cuore della Mosca dei romanzi.

E se qualcuno si è offeso, pazienza: «Una vera presunzione quella di coloro che pensano che io abbia scritto il libro per offenderli. Nelle mie pagine si racconta della storia russa, dell'etica cristiana, del confronto con l'Europa occidentale. Il ruolo occupato dai personaggi mondani e davvero insignificante, e la loro pretesa di essere al centro dell'opera dimostra quanto siano effettivamente insignificanti». Loro chi? Professori, sociologi, scrittori, giornalisti, consiglieri di governo e burocrati del Cremlino. Maxim Kantor ha ridicolizzato vent'anni di intellighenzia post-sovietica, facendole vestire i panni di figure grottesche o corrotte e accusandola di aver tradito gli ideali della Perestroika per essersi dedicata esclusivamente alla pratica del «leccaculismo elementare».

Non ha risparmiato neanche i rappresentanti dei diritti umani, colpevoli ai suoi occhi di non aver levato alcuna protesta durante i bombardamenti della Serbia, né di essersi pronunciati in difesa della sovranità dell'Iraq: «Se ti pagano per dissentire contro la Russia non sei migliore dei cortigiani di Eltsin o di Putin». Riuscito nel difficile compito di far infuriare contemporaneamente slavofili e occidentalisti, «Manuale di disegno» non abbandona i vertici delle classifiche di vendite. «Che si adori o si maledica - ha scritto il critico letterario Dmitri Bhikov - il libro di Kantor ha osato parlare di ciò che abitualmente viene taciuto, e ha saputo raccontare, nella forma del romanzo epico, di quella passione religiosa che oggi viene considerata indecente». Non riesce a non guardare indietro, Maxim Kantor, quando i grandi dissidenti si chiamavano Erasmo da Rotterdam, Thomas Moore, Dante e Savonarola.

«Il dissenso contemporaneo viene usato come ricetta per la creatività, e non funziona - ci dice - Oggi i dissidenti scrivono cose superficiali, col risultato di alimentare una cultura del collaborazionismo, quella sì veramente pericolosa». Collaborazionismo, secondo Kantor, «e l'atteggiamento dell'intellettuale che non fa nulla per cambiare le cose, che fa del proprio benessere un valore autosufficiente, che si accontenta del suo status e pensa che ciò sia bene». Neanche la censura dell'era Putin è una questione che sembra preoccuparlo: «Per sperimentare la limitazione delle libertà - dice mentre si accende una sigaretta - bisogna avere innanzitutto qualcosa da dire. In Russia non ci sono piu divieti di quanti ve ne siano in Occidente, semplicemente, in entrambi i casi, la gente non ha niente da dire. Non ricordo di aver letto niente di folgorante, negli ultimi vent'anni». Naturalmente ci sono le eccezioni. «Toni Negri e una di queste, l'altra e Vittorio Hoesle». Derrida e Umberto Eco invece no, non gli interessano.

Da scrittore che non disdegna i grandi movimenti dialettici, Maxim Kantor e critico, ma non pessimista: «Quando l'intellighenzia russa si renderà conto del suo debito nei confronti del popolo per conto del quale si intendono realizzare le riforme e definirà senza sudditanze il suo rapporto con l'intellighenzia europea in crisi, allora riconquisterà le sue forze». C'e molta Russia, nelle pagine di Kantor: le sproporzioni di Gorbaciov, l'autoritarismo di Eltsin, la naturale evoluzione di Putin, il perverso disegno degli oligarchi che pensavano di potersi servire del KGB, salvo poi finire sotto i suoi artigli.

«Ma non e un libro sulla Russia, e un libro sull'Occidente, perchè la malattia russa e una variante della malattia europea, della sua perdita di umanesimo». Per questo è molto piu interessante capire dove andrà l'Occidente piuttosto che interrogarsi sulla Russia: «La Russia non va in nessuna direzione, sta da sempre lì dov'e. Per le democrazie occidentali e diverso: riuscirà ad esempio Prodi a fare meglio di Berlusconi? Fino a che punto è corrotto il governo Blair o quello di Chirac? Che cosa sarà della Germania con Angela Merkel, dopo che Schroder si è rivelato piu interessato ai soldi che alla politica? E l'America, si è davvero impazzita come sembra? Sono queste le domande che mi interessano. Vorrei avere risposte sul destino del liberalismo e dell'etica cristiana. Della Russia parleremo poi».